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                    Lago (Cosenza) - Foto di Mario Alessandri
         «Arrivare oggi a Lago, magari sospinti dagli invitanti appuntamenti dell’ “Estate Laghitana”, notoriamente ricca d’iniziative a soddisfare le tante
         esigenze, e percorrere le suggestive viuzze del suo centro storico, significa immaginare di udire lo scalpellare della pietra nera, battuta dagli abili
         artigiani del luogo a farne delle caratteristiche acquasantiere, stemmi nobiliari e calamai di diversa foggia; di scorgere fra le loro polverose botteghe,
         i fini intagliatori del posto, le cui opere fanno bella mostra di sé nelle case e negli edifici sacri, non solo di Lago; o, ancora, imbattersi negli orologiai
         (da torre civica) e in quegli armieri (coltellinai soprattutto) che, a Lago, raggiunsero livelli di creatività e di esecuzione noti molto oltre gli angusti
         confini del borgo.
         Attraversare l’antica Lago, significa anche udire, con un po’ di fantasia, il ritmico volgere del lavoro domestico delle donne, sovente poco considerato
         ma non meno proficuo di quello maschile, intente a tessere la seta, che a Lago ebbe larga diffusione sia come merce di scambio che per impreziosire
         i corredi delle promesse spose. Oppure visitare, stavolta realmente, le sue belle chiese che al paese conferiscono un  innegabile misticismo;
         particolarmente a Natale, per vedere un grande presepe, da Guinness dei primati, da tempo meta di visitatori da tutta la Regione, o durante i giorni
         del novenario che preludono alla festa della Madonna delle Grazie, l’8 settembre, nell’omonimo santuario.
         Ma a Lago si viene anche per incamminarsi in succulenti percorsi eno-gastronomici o, più semplicemente, per assistere estasiati agli infuocati tramonti
         con lo Stromboli e le altre Perle dell’arcipelago eoliano ben distinte all’orizzonte».
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